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CALCIO - L'ombra del morbo

Il Calcio ai tempi del Coronavirus



"Allarmismo? Terrorismo psicologico? Oddio, no, no. Il Coronavirus non è la peste, non è il vaiolo, non è il colera ma l'attenzione con la quale l'OMS a livello internazionale e il Governo (in particolare la Protezione Civile) a livello locale stanno seguendo l'evoluzione del COVID-19, fanno pensare che il problema sia di una certa rilevanza."

Continuiamo a scherzare e ridere, a produrre meme e video divertenti ed è importante, a mio avviso, che si continui a farlo; ma il problema c'è e comincia ad essere degno di attenzione se non di preoccupazione.

No, non per la pericolosità intrinseca del COVID-19, ma per come viene gestita la situazione a livello internazionale.


E nazionale.


È un fatto che i casi in Italia stanno via via aumentando. Ad oggi abbiamo circa 400 contagiati in 23 provincie, con 12 decessi e qualche GUARIGIONE. Si perché il Corona non si cura, non ancora, ma da esso si può guarire: come la signora cinese che proprio oggi è uscita dello Spallanzani.


A quanto si sa, il virus è una sorta di Cavallo di Troia (ma anche figlio della medesima): colpisce causando malattie del tratto respiratorio superiore da lievi a moderate, come il comune raffreddore, che durano per un breve periodo di tempo; favorisce il proliferare di queste patologie o la recrudescenza di quelle pregresse. Si guarisce resistendo, con un buon sistema immunitario, terapie di supporto e quel pizzico di fortuna che serve sempre. Ha un tempo di incubazione di 20 giorni ed è per questo che è così diabolico: perché chi l'ha contratto, in quei 20 giorni ha tempo di interagire con altre persone senza mostrare i sintomi (che comunque spesso sono assimilabili a un normale raffreddore).


Ora: il primo caso di Codogno è del 21 febbraio; questo significa che, probabilmente, non avremo contezza della effettiva portata del contagio, in quella zona, se non intorno al 10/12 marzo. E capire chi, a cavallo del 21, ha avuto contatti con chi e dove siano i potenziali contagiati a distanza di giorni, credo sia una vera impresa.


Allarmismo? Terrorismo psicologico? Oddio, no, no. Il Coronavirus non è la peste, non è il vaiolo, non è il colera ma l'attenzione con la quale l'OMS a livello internazionale e il Governo (in particolare la Protezione Civile) a livello locale stanno seguendo l'evoluzione del COVID-19, fanno pensare che il problema sia di una certa rilevanza.


Qui si tratta di avere equilibrio, coscienza di quanto sta avvenendo e un "ciccinino" di lungimiranza.


In questo senso, la decisione di portare avanti il campionato di serie A con alcuni stadi aperti e altri chiusi dopo aver interrotto i campionati minori, mi è sembrata una totale idiozia.


Sarebbe anche un modo molto poco sportivo (e grave) di creare sperequazione nel campionato stesso. In un ambito di "etica sportiva" non è giusto permettere ad alcuni di avere il supporto dei propri tifosi e ad altri no.


E comunque, il Prof. Castellacci (ex medico della nazionale e attuale presidente dell'associazione dei medici del calcio italiano) intervistato da calciomercato.com, sostiene che sarebbe auspicabile una sospensione del campionato, perché, fa notare, anche facendo disputare le partite a porte chiuse, si muovono comunque centinaia di persone: operatori TV, sicurezza, giornalisti, giardinieri, manutentori, arbitri, magazzinieri, accompagnatori, autisti e quant'altro.


E aggiunge: "Il calcio è importante per noi italiani, toglierlo o sospenderlo sarebbe sgradevole per tutti. Io ho parlato di ipotesi: qualora si dovesse ulteriormente allargare il focolaio, come sembra stia succedendo ed era pienamente plausibile, l'ipotesi della sospensione del campionato aspettando tempi migliori è assolutamente da prendere in considerazione. Il mio non è un consiglio o un suggerimento, ma semplicemente un parere da medico."


Insomma, si "blinda" una parte d'Italia ma poi si lascia la libera circolazione agli altri senza sapere a che punto è effettivamente il contagio.


Faccio notare che, in tutto questo, l'Australia potrebbe impedire a team, piloti e personale italiani di atterrare a Melbourne per il primo GP della stagione e da qualche parte si comincia a sussurrare che a Tokyo abbiano perplessità sullo svolgimento delle Olimpiadi. Nonostante la parola d'onore che l'evento si farà di Giovanni Malagò che, peraltro, non si capisce a quale titolo parla e con quale capacità di preveggenza.


Intanto gli altri paesi europei ci guardano come dei possibili untori (e la cosa proprio non mi va giù), ma pur di mantenere un'apparenza di normalità "sopportano" le trasferte dei nostri connazionali a Lione, a Valencia, a Gand.


La UEFA nicchia, la FIGC tentenna, la FIA prende tempo, il Governo stoppa ma non blocca e intanto, come profetizzavano gli Elio e le Storie Tese ai tempi del mondiale americano, sempre più persone invocano: <<Nessuno sugli spalti, nessuno in panchina, nessuno palleggia, nessuno che moviola, nessuno allo stadio, nessuno bagarino, nessuno realizza, nessuno fluidifìca, nessuno di nessuno>>

(https://www.youtube.com/watch?v=PB_sL2bQkNo per chi volesse approfondire)


E soprattutto nessuno si prende la briga di fermare il carrozzone.


"Panem et Circenses!", direbbe qualcuno. Può avere un senso. Soprattutto se si rischia lo stop delle normali attività giornaliere, può essere utile intrattenere chi rimane a casa. Sempre nella speranza che ci siano ancora i circenses.

O gli "spettatores"...


That's All, Folks!


LUDD



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